Mostra fotografica di Paolo Navalesi.
Paolo Navalesi
EARTHEART Luoghi e Presenze
Fotografie, dipinti e incisioni.
6 Maggio/23 Giugno 2011
Studio im Hochhaus, Berlino.
Tutti i luoghi e le presenze registrati da Paolo Navalesi nei suoi vagabondaggi tra Oriente e Occidente hanno una connotazione socialmente impegnata. Si riferiscono cioè a situazioni di maggiore o minore tensione politica, che possono dipendere da guerre, da povertà, da manifestazioni di protesta. Anche le foto più “neutrali” hanno didascalie che suonano sinistre, come “Genova 2001”, luogo e anno del macello delle grandi manifestazioni popolari impropriamente dette “no global”. Certamente il bianco e nero, l’austerità e l’asciuttezza delle inquadrature avvalorano l’impressione di una fotografia impegnata, scattata per informare e sensibilizzare. Tuttavia lo sguardo di Navalesi non è banalmente sociale o politico, appare più obliquo e mediato, guidato da più sottili intenti. Intanto è evidente, fin dalle foto più vecchie, una ricerca di linee e simmetrie che sappia valorizzare i vuoti e faccia respirare le situazioni. In più, ogni scatto ha l’ambizione di fermare un momento di sospensione della razionalità e della quotidianità, rappresenta un sovvertimento, magari minimo e quasi impercettibile, dei normali rapporti di forza e della normale organizzazione fisica e politica dell’esistenza. Solenni monumenti scalati e occupati da giovani, pensionati indifferenti allo spiegamento delle forze di polizia, ragazzi felici e speranzosi di terre con poche speranze, figure “alternative” nei luoghi sacri dell’arte. Una feconda antitesi di senso governa queste immagini e le rende misteriose e piene, degne di osservazione prolungata, anche se i pochi elementi che le compongono sono disposti con spartana semplicità. E un'altra antitesi, quella tra presenze e assenze, sovrintende al rapporto tra le fotografie e gli altri lavori, in cui ambienti sociali normalmente occupati, teatro parlamento o barca che siano, si presentano nella loro inquietante, scheletrica essenza.
Enrico Formica. 2011
